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CIRCOLO MUSICALE
MAYR-DONIZETTI
BERGAMO-ITALY
42ª STAGIONE OPERISTICA 2016/2017 - NOTE DI REGIA

 

21 Ottobre 2016 - Il campanello dello speziale
Il campanello, nasce in uno dei periodi più dolorosi nella vita del compositore che aveva perso da poco il padre, la madre e una figlia. L’opera gli viene richiesta, con preavviso di una settimana, per salvare un’impresario dal fallimento. Gaetano Donizetti, senza perdere tempo recupera un intreccio su un vecchio illuso che aspira alle grazie di una fanciulla troppo giovane nel quadro della più classica girandola di travestimenti e li passa alla sua vena e al suo linguaggio assoluto (facendosi per l’occasione anche librettista). Il resto è presto detto: il genio del grandissimo compositore estrae un gioiello dalla più semplice delle farse e l’opera ottiene da subito il successo in Italia e all’estero.
Il Campanello richiede linfa e vitalità spumeggiante da tutti gli interpreti; come regista mi pongo dunque l’obiettivo di infondere ritmo e spigliatezza narrativa offrendo alla compagnia lo spazio e le situazioni per mostrare tutta la propria verve. In questo senso va letta la mia scelta di collocare la vicenda ai giorni nostri; vorrei infatti che la diretta comicità dell’opera risulti subito fruibile cogliendo anche i possibili collegamenti con i canoni della comicità contemporanea. Don Annibale, l’”anziano satiro” richiamerà un attuale nerd impacciato; Enrico sarà un giovane con un grande senso dell’umorismo e sempre pronto allo scherzo; Serafina una ragazza semplice, ma di solidi principi mantre Madama Rosa sarà un’odierna signora di mezza età, piuttosto velleitaria. Chiuderà la galleria Spiridione, uomo tutt’altro che muscoloso che, fissato con le arti marziali, ci apparirà maldestro almeno quanto il suo principale. Le video proiezioni segneranno il tempo che scorre inesorabile, negando ad Annibale la tanto sospirata intimità coniugale.

a cura del Prof. Valerio Lopane, musicologo e regista.


 

18 Novembre 2016 - Il barbiere di Siviglia
Il Barbiere compie duecento anni ed è l’unica opera della storia del melodramma che può vantarsi di essere rimasta in repertorio sempre indenne alle nebbie e ai pugnali del periodo romantico che a turno hanno beffato un po’ tutti i capolavori precedenti. In questi due secoli di vita Il Barbiere è stato trasformato, mutato, restaurato, rivisitato a vario titolo da cantanti, direttori, registi e musicologi. La miniera artistica che questo capolavoro contiene ha infatti suggerito, fin dai tempi della prima, infinite riletture. Riproporre quindi oggi un Barbiere vuol dire confrontarsi con tradizioni quanto mai contrastanti e suggestive da cui è impossibile prescindere. La mia regia si pone come obiettivo di abbracciare e riassumere questa longevità interpretativa cercando di carpire qualche segreto della forza dei singoli personaggi. In questa prospettiva, senza volermi porre come ennesimo re-inventore, vorrei assicurare coerenza complessiva alla “scuola di pensiero” dei singoli interpreti. La mia azione di guida tenderà piuttosto a fare in modo che il carattere dei singoli interpreti superi i confini della semplice “maschera”, per sfociare nella ricchezza umana sottesa nella vivida stilizzazione del musicista e del librettista sullo splendido tessuto della pièce orginale di Beaumarchas. Un esempio: dal mio Almaviva cercherò non solo vaghi sospiri ma vorrei che emergesse un carattere seduttivo e da “grande di Spagna”. L’ambientazione, le scene e i costumi saranno disegnati nel rispetto della tradizione senza rinunciare ad alcune nuove possibilità tecniche per animare il gioco del divertimento.

a cura del Prof. Valerio Lopane, musicologo e regista.


 

16 Dicembre 2016 - Carmen
Carmen trova la sua validità drammatica nei violenti contrasti che serpeggiano per tutto lo svolgersi della vicenda connotandola fino all’estremo di un’arroventata passionalità mediterranea. Basterebbe l’accostamento tra le due principali figure femminili a tratteggiare questo senso di opposti. Ma il clima di antitesi si legge anche nelle diverse ambientazioni dei quattro quadri: la piazza assolata e vivacemente popolata nel primo, l’interno di un’osteria affollata nel secondo, nude rocce sotto il cielo stellato nel terzo ed infine una nuova piazza, prima vitalissima e poi dolorosamente svuotata dal dramma. La mia idea registica trova alimento proprio nei contrasti ambientali tra i vari momenti; mi propongo dunque di restituire tutta la violenza scenica di una vicenda che si colora delle tinte infuocate di una Spagna magari non realistica, ma sempre esotica ed affascinante. Ai solisti chiederò di sottolineare con la giusta enfasi i tratti voluti dagli autori, in modo che emergano, soprattutto, una Carmen “decisa a tutto” e una Micaëla giusta, timida e moderata. Darò una narrazione visuale anche ai tre sognanti e simbolici entr’act, i cui toni sembrano voler riassumere le decise contrapposizioni della vicenda.La presenza del ballo suggerirà un percorso meditativo, rafforzato da videoproiezioni riferibili all’evidenza cromatica della scuola pittorica spagnola con alternanze di visioni di serenità e speranza e squarci di accesa, ineluttabile violenza.

a cura del Prof. Valerio Lopane, musicologo e regista.


 

10 Febbraio 2017 - Don Carlo
Don Carlo è un’opera di impianto decisamente complesso, tanto da aver richiesto allo stesso Verdi una lunga gestazione con numerose e profonde revisioni e riadattamenti. Tutto ciò ha in parte sedimentato nel pubblico e nella critica l’errata conclusione che il lavoro sia in qualche modo privo di una compiutezza perfetta e definitiva. Ad ulteriore conferma di questa falsa lettura, oggi in parte superata, sembra porsi anche un finale enigmatico e volutamente non determinato. Impegnandomi nello studio di questa regia mi sono reso conto che questo apparente limite rivela invece una grande qualità da porre in luce: in quest’opera cade infatti definitivamente la dialettica romantica del personaggio “orientato” in una solo direzione. Vorrei quindi far emergere che il labirinto di dubbi non riguarda le scelte verdiane (a ben vedere corrette e coerenti in tutte le varie edizioni dell’opera), ma piuttosto la natura di personaggi immersi in responsabilità politiche e sentimentali che prevaricano le proprie capacità umane. In Don Carlo Verdi ci regala un affresco dell’essere umano posto di fronte a troppo potere; condizione in cui non può che rispondere in maniera insufficiente e contraddittoria. L’esito è un dissidio irrisolto nelle sfere spirituali e affettive, ma anche politiche e religiose. L’allestimento, nel complesso tradizionale per la scelta dei costumi e del gesto, renderà il senso di questo cammino irrisolto del rapporto tra l’uomo e la realtà puntando su una linea narrativa superiore e simbolica scandita nei quattro temi che ho individuato per i quattro atti: il velo ingannevole; il ragionamento stravolto; la claustrofobica oppressione; la sete di evasione.

a cura del Prof. Valerio Lopane, musicologo e regista.


 

3 Marzo 2017 - Tosca
Puccini disse espressamente che per la composizione di Tosca si era ispirato al concetto wagneriano del Leitmotiv.Il musicista adotta infatti questa modalità compositiva in modo estensivo e, con grande sapienza, crea infatti un intreccio di continui richiami che scolpiscono indelebilmente il carattere di tutti i personaggi. Da qui nasce la mia idea scenografica e, di conseguenza, registica. Tramite videoproiezioni proporrò una scenografia poco descrittiva, ma fatta di vivide suggestioni che si accavallano parallelamente al dipanarsi dei Leitmotiv; mi aiuterà il contrasto tragico del bianco e nero di immagini del grande patrimonio artistico di Roma contrapposto ai colori accesi di costumi fortemente tradizionali. Il solo Scarpia con il suo abito scuro sarà il mio continuum tra la cornice visiva e il mondo dei personaggi. Con questa scelta desidero valorizzare l’origine siciliana del barone, estesa a proiezione di una “Roma eterna”, distante e ostile a tutti gli altri personaggi i cui tentativi di opposizione appassionata e idealistica sono destinati a soccomberle in un cupo destino di morte.

a cura del Prof. Valerio Lopane, musicologo e regista.


 

7 Aprile 2017 - La sonnambula
Nell’attuale panorama culturale sono in voga le regie operistiche di rottura con l’obiettivo generalmente di rendere più attuale o più chiara la “retorica” narrativa. Talvolta però basta scovare una prospettiva nuova dentro l’alveo della tradizione per valorizzare a pieno i tratti imprescindibili e persino per esprimerne altri rimasti potenzialmente nell’ombra. Da questa premessa parte la mia lettura per quest’opera idilliaca e profondamente lirica. A tal proposito è giusto ricordare che Bellini sentì il bisogno di semplificare la vicenda, rispetto all’intreccio teatrale da cui partiva, in modo da mettere in massima luce i soli risvolti intimi ed emotivi dei singoli personaggi. Questo volontà fu colta a pieno nella storica edizione scaligera dell’opera affidata alla regia di Luchino Visconti, con protagonista un’ineguagliabile Maria Callas. La mia regia si vuole pertanto riallacciare liberamente, e senza pretese di emulazione, al visionario parallelismo Sonnambula / Giselle, suggerito nel citato, felicissimo allestimento. Renderò se possibile ancor più palpabile l’intimo e ideale intreccio tra l’anima di Amina e quella della fatata creatura femminile presa a prestito dal celeberrimo balletto di Auber. I tratti tragici e lirici dell’opera saranno quindi stemperati nei colori acquarellati più tradizionalmente consoni al balletto piuttosto che nelle tinte decise del melodramma romantico. Anche i costumi, così come le scene, saranno giocati su toni in prevalenza naturali.