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CIRCOLO MUSICALE
MAYR-DONIZETTI
BERGAMO-ITALY
43ª STAGIONE OPERISTICA 2017/2018 - NOTE DI REGIA

 

13 Ottobre 2017 - Duetti e terzetti di opere mozartiane & La Dirindina
L’intermezzo per musica La Dirindina vanta tutti i pregi di questo genere del teatro musicale: vivacità scenica, spigliatezza e spontaneità. È anche uno dei primi esempi di “opera in berlina”: genere che mette in ridicolo i vizi, le meschinità e i divisimi nel mondo dell’opera. I tre personaggi che corrispondono ad altrettante maschere sono: la giovane cantante, il vecchio maestro di canto e l’ambiguo e maneggione castrato. In questo contesto ironico non manca neppure un riferimento in parodia alla più nota opera seria settecentesca metastasiana: La Didone abbandonata.
In questo substrato teatrale ho scelto di collocare l’ambientazione della vicenda in un palcoscenico settecentesco ancora in fase di allestimento. Una prova di scena in cui gli attrezzi sono gettati alla rinfusa, tra allestimenti incompleti e incoerenti tra loro. In questo surreale contesto, i tre artisti si muoveranno con spigliatezza e realismo. A contraltare sarà presente un’azione affettata e melodrammatica nei richiami all’opera seria, strizzando l’occhio allo statuario teatro tragico tardobarocco. Questo clima da “prova di sala” sarà anticipato anche nella prima parte della serata dove, tra le pagine mozartiane, gli artisti si cambieranno di abito direttamente in scena, come ci trovassimo in un “dietro le quinte”.

a cura del Prof. Valerio Lopane, musicologo e regista.


 

10 Novembre 2017 - La bohème
Puccini ha sempre tenuto in alta considerazione la cornice visiva dei suoi melodrammi. Questo vale, in special modo, per La Bohème: l’ambientazione di questo capolavoro, infatti, si intreccia in maniera indissolubile con la dialettica della vicenda, tanto da creare un unicum visivo, scenico e drammatico. Una tale urgenza di verità è certamente connessa all’esperienza autobiografica del musicista; è nota infatti la sua personale esperienza milanese di sapore bohèmien ai tempi degli studi in conservatorio, condotta accanto a un altro giovane, altrettanto “zingaro”: Pietro Mascagni. Quest’atmosfera fu colta in pieno alla prima assoluta torinese, con un Toscanini insolitamente complice di uno stile scanzonato, disinvolto e goliardico. Da queste riflessioni è nata la mia idea di risalire al clima della “prima volta”; mi sono quindi indirizzato per i fondali ad un’esperta di questo genere di indagini, la scenografa umbra Cristina Ducci, che rievocherà, con mezzi digitali e secondo la sua personale sensibilità interpretativa, i bozzetti originali di Adolf Hohenstein (1854-1928), che accolsero il battesimo dell’opera. Con le ulteriori scelte sui costumi, sugli attrezzi e sulla gestualità vorrei quindi delineare, come scriverebbe Murger, una vita al tempo stesso “gaia e terribile”.

a cura del Prof. Valerio Lopane, musicologo e regista.


 

12 Gennaio 2018 - Pagliacci
Ruggero Leoncavallo è librettista e compositore secondo l’idea scapigliata di opera d’arte integrale, di ascendenza wagneriana.
La concezione di Pagliacci rivela un chiaro intento programmatico, con riferimenti al teatro classico. Ne è indicativa la presenza del Prologo affidato a Taddeo, nel quale il guitto storpio allude ad una vicenda che si muoverà tra la finzione comica e la tragica realtà, con continue, stridenti compenetrazioni tra questi due piani. A segnare questa duplicità, ho previsto fondali con elementi scenografici in apparenza lontanissimi tra loro per stile: l’esterno di un edificio realistico squarciato come fosse un sipario per rivelare, in secondo piano, la compostezza classica di un soggetto metafisico di de Chirico; il cielo farà da collante surreale.

a cura del Prof. Valerio Lopane, musicologo e regista.


 

16 Febbraio 2018 - Don Pasquale
Donizetti con Don Pasquale riprende con grande maturità (e dopo un periodo votato soprattutto al genere storico e tragico), i tratti caratteristici del dramma buffo. Ne nasce un capolavoro di genere che, per altro, chiude mirabilmente la grande parabola dell’opera giocosa, con tutti i suoi espedienti (il travestimento, il malinteso, il tranello, la beffa, …), che hanno un sapore di gioco infantile. Viste queste premesse sul clima dell’opera, ho scelto di ambientare questa mia lettura in una casa incantata, dal sapore di certi antichi giochi di bambole, in cui le figure sono mosse come da forze e volontà esterne. Per rendere questo carattere ho subito pensato di affidare i fondali alla scenografa Laura Rizzi (che per noi ha già firmato i commoventi fondali di Turandot e La Figlia del reggimento), e gli elementi scenici all’abilissima Chiara Taiocchi. I personaggi agiranno con naturalezza come interpreti di una serissima storia “di bambini” impegnati ad imitare il mondo “dei grandi”.

a cura del Prof. Valerio Lopane, musicologo e regista.


 

16 Marzo 2018 - Die Zauberlflöte, Il flauto magico
Die Zauberlflöte, Il Flauto Magico, nasce come Zauberspiel, un genere specifico d’opera molto in voga nell’ultimo ventennio del Settecento a Vienna. Si tratta di un melodramma con evidenti scopi didascalici e di intrattenimento; una tipologia di teatro popolare, ricca di espedienti che oggi chiameremmo “effetti speciali”. Mozart vi si getta con tutta la sua straordinaria genialità, trascendendo i confini dei lavori in voga, per dare vita ad un capolavoro musicale ricco di inarrivabili suggestioni spirituali e profonde ripercussioni filosofiche di ascendenza massonica. Per rendere questo grande capolavoro intendo dare giusto rilievo alla componente buffa e magica, in contrapposizione ai tratti più nobili e sacri. Parte di questi scopi saranno assegnati ai danzatori che diverranno le nostre “macchine sceniche”. Lo spessore spirituale ed iniziatico dell’opera sarà intensificato dai bozzetti del grande architetto e pittore neoclassico prussiano Karl Friedrich Schinkel, restaurate e integrate con effetti di animazione, nonché da costumi, maschere e copricapi originali in stile favolistico.

a cura del Prof. Valerio Lopane, musicologo e regista.


 

20 Aprile 2018 - Nabucco
La novità più evidente in questo capolavoro di un pressoché debuttante Verdi risiede nella presenza massiccia e nello spessore drammatico affidato al coro. Non si dimentichi che, negli anni immediatamente precedenti alla prima scaligera dell’opera, un’altra grande personalità italiana del panorama letterario, Alessandro Manzoni, dava nuovo spessore al coro nelle sue tragedie: un mezzo diretto per dialogare con il pubblico. Da tale assunto ho iniziato a lavorare per questa mia nuova lettura, in cui il coro avrà uno spazio che supera quello previsto dagli interventi cantati. La massa sarà sempre in scena, come avveniva nella tragedia greca, dando continuità alla vicenda. Introdurrò inoltre una progressiva privazione di ogni orpello estetico, già a partire dalla sinfonia dove Ebrei e Assiri, nemici, saranno accomunati da indumenti volutamente indistinguibili e atemporali. In contrasto i protagonisti, spinti da illusori tentativi di prevaricazione, ostenteranno un atteggiamento classico e stentoreo, segno dell’eterna, complessa distanza tra gli strati sociali.